AI: conosciuta ma poco sfruttata

Dalla prima edizione del AI Readiness Index di Cisco, una ricerca che ha coinvolto oltre 8.000 aziende in tutto il mondo, è emerso che solo l’8% della azienda in Italia sono preparate per implementare e sfruttare l’Intelligenza artificiale (AI) mentre il 3% è del tutto impreparata.

AI: Intelligenza artificiale? Questa conosciuta ma ancora poco sfruttata.

Dalla prima edizione del AI Readiness Index di Cisco, una ricerca che ha coinvolto oltre 8.000 aziende in tutto il mondo, è emerso che solo l’8% della azienda in Italia sono preparate per implementare e sfruttare l’Intelligenza artificiale (AI) mentre il 3% è del tutto impreparata.

Il 63% rientra invece nella categoria delle aziende “follower”, ossia preparate solo in parte, con un 26% che ritiene di avere un grande focus sull’AI, anche se non è del tutto pronto.

AI: quali segnali dall’Italia?

Entrando nello specifico, per il mercato italiano, la ricerca ha messo in evidenza sei fattori principali.

Strategia

Su questo fronte, il 73% delle aziende italiane è pronta o in buona parte pronta; il 92% dichiara di avere già o di stare sviluppando una strategia AI ben definita. Un valido segnale, anche se c’è ancora da fare.

Infrastruttura

Le reti non sono strutturate per le esigenze dei carichi di lavoro AI. Il 95% delle aziende, a livello globale, sa che l’AI aumenterà i carichi di lavoro che l’infrastruttura deve gestire.

Punto dolente in particolare nel nostro paese: solo il 24% ritiene di avere in azienda un’infrastruttura altamente scalabile, necessaria per supportare l’enorme aumento dei carichi di lavoro che l’AI comporta.

Il 68% ritiene di avere una scalabilità limitata, o nessuna scalabilità per quanto riguarda la capacità delle infrastrutture IT a disposizione per vincere le nuove sfide dell’AI. Per oltre tre quarti (77%) il problema è procurarsi ulteriori GPU grafiche, ma vi sono anche problemi di latenza e capacità.AI: conosciuta ma poco sfruttata

Dati

Non dimenticarsi di avere i dati pronti per l’AI.
I dati sono la spina dorsale di un’operatività che sfrutti l’AI, ma è anche l’area in cui c’è meno preparazione in assoluto, con il 27% delle aziende italiane del tutto impreparate (verso un 17% globale).

L’82% delle aziende nel nostro Paese afferma che i dati nella loro organizzazione sono in parte non integrati o frammentati. Questo è un ostacolo grave perché la complessità di integrare dati che risiedono in diverse fonti e renderli disponibili per le elaborazioni dell’AI può incidere sulla capacità di sfruttare le applicazioni basate su intelligenza artificiale in tutto il loro potenziale.

Competenze per l’AI

I membri dei consigli di amministrazione e il top management sono le persone che più facilmente abbracciano il cambiamento dell’AI nel mondo e anche in Italia, dove l’85% e il 78% mostra rispettivamente una ricettività elevata o moderata sull’argomento.

Tuttavia, c’è ancora molto da fare per coinvolgere sia le figure di management intermedie, dove si riscontra un 25% che non è ricettivo o lo è in modo molto limitato, e sia i dipendenti, dove si riferisce di un 33% di persone che hanno poca o nessuna disponibilità ad adottare l’AI.

Inoltre, la necessità di avere competenze specifiche sull’AI rivela una nuova era di digital divide. In Italia il 94% dichiara di aver investito per riqualificare in tal senso i dipendenti già attivi, mentre il 27% ha espresso dubbi sull’effettiva disponibilità di sufficiente personale dotato delle conoscenze necessarie.

Governance

Il 77% delle organizzazioni italiane dichiara di non avere policy AI onnicomprensive, ma questa è un’area da affrontare se le aziende vogliono considerare e governare tutti i fattori che possono presentare rischi, in termini di fiducia del mercato e fiducia nella tecnologia.

Questi fattori sono la privacy dei dati e la sovranità, la comprensione delle normative globali e il rispetto delle stesse. Inoltre, si deve fare molta attenzione a temi come i bias, l’equità, la trasparenza nei dati e negli algoritmi.

Cultura

Questo pillar ha la quota più bassa di aziende “pacesetter” (del tutto pronte) che sono il 7%, rispetto alle altre categorie. Il 13% non ha dei piani di change management, e coloro che li hanno, nell’85% dei casi sono ancora in progress.

Gli executive sono i più ricettivi al cambiamento interno all’azienda che l’Intelligenza artificiale comporta, e devono quindi guidare lo sviluppo di piani completi e comunicarli chiaramente al management intermedio e ai dipendenti che già, come visto, hanno livelli inferiori di accettazione culturale.

La buona notizia è che la motivazione ad agire per il tema culturale è alta. Otto su dieci hanno dichiarato che la loro organizzazione sta prendendo in considerazione l’AI con un livello di urgenza moderato o elevato, e solo l’1% ha riferito di essere del tutto resistente al cambiamento.

calendar_month

a cura di Stefano Belviolandi