Conoscere gli incentivi alle imprese con l’IA

Nella revisione agli incentivi, anche l’Intelligenza Artificale per meglio informare sugli interventi.

In questi anni turbolenti, è indubbio il supporto allo sviluppo di tante imprese e di interi settori di mercato fornito dagli incentivi statali: una strada che si potrà ancora percorrere, seppur con qualche limitazione. Secondo quanto riportato da Italia Oggi lo scorso 22 febbraio 2023, nella bozza del disegno di legge sulla revisione del sistema degli incentivi alle imprese all’esame del Consiglio dei Ministri si parla di «un codice degli incentivi che contenga, tra l’altro, un insieme definito, limitato e ordinato di modelli agevolativi. Non solo. Si andrà verso la creazione di contenuti minimi per i bandi e l’armonizzazione e semplificazione delle procedure in materia di controlli nei confronti delle imprese beneficiarie». Fa inoltre notizia l’introduzione di meccanismi di IA (Intelligenza Artificiale) «finalizzati a facilitare la piena conoscenza dell’offerta di incentivi, a fornire supporto alla pianificazione degli interventi, alle valutazioni, al controllo e al monitoraggio sullo stato di attuazione delle misure e sugli aiuti concessi».

Il quotidiano finanziario milanese riporta che «La legge delega il governo ad adottare, entro 24 mesi, uno o più decreti legislativi per la definizione di un quadro organico degli incentivi finalizzati, come si legge all’art. 3 della bozza, da un lato, a far fronte agli specifici fallimenti del mercato e dall’altro lato, per stimolare la crescita. Detti decreti dovrebbero abrogare le disposizioni vigenti (ma si dovrà capire quali e coordinarli) e dovrebbero razionalizzare l’offerta di incentivi, individuando un insieme definito, limitato e ordinato di modelli agevolativi».

Una finalità molto ambiziosa dei decreti legislativi sarà anche quello di far nascere un “codice degli incentivi”, «con l’obiettivo di armonizzare la disciplina di carattere generale. Il codice dovrà seguire alcuni principi e criteri quali: definire i contenuti minimi dei bandi, delle direttive o dei provvedimenti ivi compresa la disciplina del cumulo delle agevolazioni nel rispetto dei massimali fissati dalle normative europee, semplificare i procedimenti amministrativi di concessione ed erogazione dell’incentivo e contenere i tempi della pubblica amministrazione (per quanto riguarda la gestione delle pratiche) nonché semplificare le procedure in materia di controlli nei confronti delle imprese beneficiarie».

Tra i principi ispiratori della riforma, definiti all’art. 2, anzitutto quello della pluriennalità, cioè la stabilità degli incentivi («Sarà da comprendere, tuttavia, se la pluriennalità sarà intesa come previsione di incentivi stabili e “a sistema” ovvero, quanto meno, come previsione di incentivi definiti e fruibili in un arco temporale certo e predefinito»), per la difficoltà sempre lamentata di operare una pianificazione degli investimenti con incentivi troppo “estemporanei” e di durata limitata.

Un secondo principio su cui dovrebbe poggiare la riforma è quello di creare un sistema per una più agevole conoscenza delle misure fruibili dagli imprenditori, superando la frammentazione nell’informazione che si riscontra ancor oggi, in parte per poca chiarezza e mancanza di aggiornamenti tempestivi nelle informazioni sui siti Internet della PA (Pubblica Amministrazione) a più livelli. All’art. 7 della bozza sarebbe quindi previsto un potenziamento della piattaforma telematica sugli incentivi, con una “pubblicità legale” delle misure di incentivo («da garantire attraverso la pubblicazione nella citata piattaforma ma anche attraverso la pubblicazione nei siti istituzionali delle amministrazioni competenti»), nonché la pubblicazione sintetica dei provvedimenti agevolativi sulla Gazzetta Ufficiale.

Un obiettivo dichiarato della legge delega è anche la digitalizzazione e la semplicità delle procedure di ammissione agli incentivi, così da «alleggerire il carico burocratico degli imprenditori», un obiettivo strategico che si lega ovviamente a come l’Italia riuscirà a modernizzare e digitalizzare la PA, grazie anche al PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede un pacchetto di investimenti e riforme articolato in 6 missioni per ogdere dei finanziamenti europei del Next Generation EU).

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a cura di Loris Cantarelli