Trasferimento d’infrastruttura IT a un datacenter in colocation

Con la digitalizzazione sempre più spinta, aumenta la dipendenza delle aziende dall’infrastruttura IT e molte aziende, anziché ospitare l’infrastruttura in loco affittano uno spazio per i rack in un centro dati in colocation.

di Luis Brücher *
* Product Manager per la Colocation di Rosenberger OSI

 

Con la digitalizzazione sempre più spinta aumenta la dipendenza delle aziende dall’infrastruttura IT. Spesso i singoli server o le piccole sale server non sono più sufficienti a soddisfare le esigenze in termini di sicurezza e disponibilità. Se il datacenter dell’azienda sta per scoppiare o deve essere ammodernato. conviene passare a un data center in colocation.

La recente pandemia ha accelerato la trasformazione digitale in tutto il mondo, sia per quanto riguarda il lavoro a distanza, l’istruzione online, l’e-commerce, sia per l’uso crescente di giochi online e video streaming. Per molte aziende, questa è una grande opportunità. Ma con la crescita sono aumentate anche le richieste di elaborazione dei dati. Secondo stime recenti, la quantità di nuovi dati raggiungerà i 180 ZB (zettabyte, in sostanza un gigabyte di terabyte) entro il 2025, rispetto ai 44 ZB del 2020. Per gestire questo carico di dati sono necessari data center sempre più grandi.

Il principio della colocation

Le aziende che utilizzano servizi di colocation dei server si avvalgono della fornitura e dell’hosting di server di proprietà dell’azienda ma in una struttura esterna di servizi gestiti. Invece di ospitare l’infrastruttura in loco, le aziende affittano uno spazio per i rack in un centro dati in colocation. In questo scenario, le aziende in genere acquistano le proprie apparecchiature IT, tra cui server, storage e firewall, e pagano al fornitore di colocation lo spazio, il raffreddamento, l’alimentazione, la larghezza di banda e la sicurezza fisica. Inoltre, in colocation, il cliente è responsabile dell’impostazione della configurazione del proprio server mantenendo la proprietà di hardware e software.

In breve, i servizi di colocation dei data center combinano i vantaggi di un cloud pubblico con il controllo dell’IT. Allo stesso tempo, i “costi di noleggio” sostituiscono gli investimenti relativi ai costi operativi continui, tipici di un data center di proprietà.

La colocation offre quindi un’alternativa flessibile che consente alle aziende di scalare le proprie infrastrutture in base alle esigenze. Secondo uno studio di Vanson Bourne, il 79% delle grandi imprese afferma che le loro strategie digitali vedono un aumento di servizi di colocation di terze parti. Inoltre, secondo un sondaggio di CoreSite pubblicato a luglio 2022, più di tre quarti dei dirigenti IT hanno dichiarato che stanno spostando la business intelligence, l’analisi dei dati e i data warehouse dalle piattaforme cloud pubbliche ai data center in colocation. Più della metà dei manager IT ha citato la stabilità, la ridondanza e i tempi rapidi di attivazione come i motivi principali per passare in colocation.

Per le aziende con un parco informatico di grandi dimensioni, la combinazione di un proprio data center e di una colocation si rivela spesso ideale. Dopo tutto, i processi aziendali mission-critical e che richiedono un monitoraggio e un controllo migliori è meglio lasciarli all’interno dell’azienda. I CTO non dovrebbero quindi considerare la colocation come un “o”, ma piuttosto come un’opzione “e” per integrare le proprie risorse.

Come passare con successo a un data center in colocation

Quando si sposta l’hardware in un data center di colocation, la pianificazione dettagliata riveste un ruolo fondamentale. Prima di tutto, in stretta collaborazione con tutti i soggetti coinvolti, deve essere redatto un piano di massima delle varie fasi del trasloco. In questo contesto viene documentato l’hardware da spostare e quindi vengono aggiornati gli elenchi degli asset e controllati i contratti di licenza e manutenzione.

L’inventario costituisce la base per un ulteriore perfezionamento del piano di gestione delle fasi. Il piano di trasferimento finale tiene quindi conto delle condizioni di partenza generali e le collega alle varie fasi necessarie: Smontaggio, trasporto e re-installazione. Per garantire un processo il più efficiente possibile, i responsabili creano dei gruppi di lavoro.

A seconda delle dimensioni del panorama IT, si pone la questione se il trasferimento debba essere affrontato in un’unica soluzione, il cosiddetto big bang, o se sia più sensata una variante con diverse fasi di spostamento.

Trasferimento del datacenter: il ruolo dello scenario IT e la sua storia

Nell’ambito dell’inventario dell’hardware, è abbastanza semplice capire se le apparecchiature sono già vecchie e forse non più sufficientemente potenti o addirittura fuori tempo limite per supportare nuovi sviluppi tecnologici. Occorre quindi decidere se sia più sensato effettuare un cosiddetto lift & shift o un tech refresh.

Lift & shift significa smontare l’hardware, ad esempio un rack completo, 1 a 1 – così com’è – e montarlo nella nuova sede. Un’altra opzione potrebbe essere quella di combinare il trasferimento del data center con un aggiornamento tecnologico. In generale, è fondamentale capire se sia necessario dell’hardware nuovo, così che l’infrastruttura IT funzioni in modo efficiente dopo lo start up.

Rischi e problematiche legati al trasloco del parco IT: Lift & Shift e Tech-Refresh

Durante un lift & shift, accade che gli esperti spengano per la prima volta in assoluto sistemi che sono in funzione in modo permanente da anni. Questo è un passaggio delicato perché non si può essere certi che i sistemi, una volta spenti, possano essere rimessi in funzione. Un punto critico, per esempio, è l’affidabilità degli hard disk. Se si sta facendo un tech refresh, cioè di un passaggio a un nuovo panorama IT, il rischio è più basso. In questo caso, i rack con il nuovo hardware, compreso un nuovo cablaggio completo, sono già pronti; è quindi sufficiente spegnere il “vecchio” hardware e mettere in funzione il “nuovo” hardware. In caso di errori, è possibile ripiegare, semplicemente tornando indietro.

Attività speciali nei giorni di trasloco

Il giorno del trasloco tutto deve filare liscio. Gli addetti devono essere presenti per spegnere i sistemi, smontare le apparecchiature nel data center vecchio e trasportarle al centro di colocation. Può sembrare banale, ma questa fase richiede la massima coordinazione: nei giorni di trasloco i collaboratori coinvolti devono sapere esattamente cosa devono fare a quando. Un piano di trasferimento dettagliato che regoli la cooperazione dei diversi team aiuta a garantire il rispetto del programma e a concludere le operazioni con successo.

Conclusione

La percentuale di aziende che utilizzano i data center in colocation è in costante aumento. La combinazione dell’IT on-premises e in colocation è spesso la soluzione ideale per le aziende con un ampio parco IT. Quando si trasferisce l’infrastruttura IT, l’obiettivo è rimettere tutto in funzione nel modo più rapido e affidabile possibile. Per gestire con successo il passaggio, è necessario prendere decisioni importanti in anticipo e si dovrebbe procedere a una pianificazione preventiva e dettagliata.

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a cura di Redazione