Smart Manufacturing in Italia: tra visione digitale e ostacoli strutturali

Nonostante in Italia lo smart manufacturing stia avendo una forte propensione all’innovazione, vi sono ostacoli complicati da scavallare. Eccoli analizzati nello State of Smart Manufacturing Report di Rockwell Automation.

Lo smart manufacturing, in Italia, presenta un momento di transizione critico: forte propensione all’innovazione tecnologica, ma rallentata da ostacoli strutturali, ritorni economici limitati e un approccio ancora conservativo alla gestione del capitale umano. E’ quanto emerge dalla decima edizione dello State of Smart Manufacturing Report, i cui risultati sono stati presentati in ambito di un evento da Rockwell Automation.

AI e GenAI: entusiasmo teorico, applicazione limitata

Smart Manufacturing in Italia: tra visione digitale e ostacoli strutturali
Fabrizio Scovenna, Managing Director Rockwell Automation Italia

Dallo studio emerge che il 93% delle aziende italiane ha già investito o intende investire in tecnologie di intelligenza artificiale e Machine Learning (AI/ML). Si tratta di un dato significativo, ma comunque inferiore alla media europea e, soprattutto, distante dalla piena operatività: solo il 41% delle aziende ha realmente adottato queste tecnologie sul campo, segnando un calo del 6% rispetto all’anno precedente e posizionandosi 6 punti sotto la media continentale.

Ancora più marcato il divario nell’adozione della Generative AI: nonostante il 96% delle imprese manifesti interesse o piani d’investimento, appena il 36% l’ha concretamente implementata, il tasso più basso tra i paesi analizzati nel report.

«In Italia, l’adozione dell’AI è ambiziosa nelle intenzioni, ma ancora limitata nella messa in pratica. È essenziale passare dall’interesse alla concretezza, puntando su casi d’uso mirati, integrazione strategica e obiettivi misurabili», sottolinea Fabrizio Scovenna, Managing Director Italia di Rockwell Automation.

ROI ancora deludente sull’AI, ma buone performance nel controllo qualità

L’effettivo ritorno sull’investimento (ROI) per le tecnologie AI resta modesto. Solo il 4% delle aziende italiane considera l’AI/ML l’investimento con il ROI più alto nell’ultimo anno (in calo rispetto all’8% del 2024). La GenAI mostra una lieve crescita al 5%, ma resta ben sotto la media europea del 13%.

Una nota positiva riguarda il controllo qualità, dove l’Italia emerge come leader europeo: il 51% delle aziende intende applicare l’AI in quest’ambito, contro una media globale del 48%. Inoltre, l’81% degli intervistati italiani considera l’AI uno strumento strategico per attrarre nuovi talenti, un dato che riflette un cambio di prospettiva nel ruolo delle tecnologie intelligenti.

Cybersecurity: punto debole dello smart manufacturing italiano

La sicurezza informatica resta una criticità: solo il 48% delle aziende italiane ha investito in piattaforme dedicate, il valore più basso in Europa. Inoltre, appena l’87% dispone di un piano attivo o in fase di sviluppo, contro una media regionale del 96%.

Tuttavia, il 28% delle imprese ha avviato nuovi controlli di sicurezza e il 12% considera la cybersecurity un investimento a elevato ROI. Il dato suggerisce una graduale maturazione culturale, pur partendo da livelli ancora modesti.

Competenze: basso allarme ma formazione discontinua

Il dato sulla forza lavoro qualificata mostra che solo il 19% delle aziende italiane segnala la carenza di manodopera come una priorità, il livello più basso in Europa. Tuttavia, la risposta a questa apparente tranquillità si traduce in una debolezza strategica:

Solo il 25% delle aziende investe attivamente in upskilling del personale, 5 punti sotto la media regionale.

Appena il 19% sta assumendo nuove risorse, in netto calo rispetto al 26% dell’anno precedente.

Questo approccio rischia di limitare l’agilità e la competitività futura delle imprese, soprattutto in un contesto di rapida evoluzione tecnologica.

Digital twin e simulazione: fanalino di coda in Europa

Anche l’adozione dei digital twin e degli strumenti di simulazione è limitata: solo il 21% delle aziende li ha già implementati, mentre appena il 75% ne prevede l’utilizzo futuro. Questo dato colloca l’Italia all’ultimo posto in Europa, segnalando un ritardo nell’adozione delle tecnologie abilitanti per l’ottimizzazione dei processi. Nonostante queste lacune, emerge una visione strategica a lungo termine. Il 63% delle imprese italiane dichiara che la motivazione principale per gli investimenti tecnologici è l’impatto a lungo termine, una scelta che riflette un orientamento alla trasformazione digitale ponderata e strutturale, anche se lenta.

Secondo il report, l’Italia si conferma un paese con un forte potenziale nel panorama della smart manufacturing, ma anche con sfide persistenti da affrontare. L’entusiasmo teorico verso l’AI e le tecnologie intelligenti non si traduce ancora in azioni sistemiche e risultati tangibili. Per colmare il divario con le altre economie europee, sarà fondamentale accelerare l’adozione concreta, investire sulle competenze interne, rafforzare la cybersecurity e valorizzare casi d’uso ad alto impatto, come il controllo qualità.

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a cura di Stefano Belviolandi