Quali sono i principali ostacoli all’adozione dell’Intelligenza artificiale (AI) da parte delle imprese? Nonostante si leggano numeri da capogiro stanziati, le aziende sono ancora scettiche. Christian Klein, CEO di SAP SE, analizza il fenomeno.

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (AI) ha catturato l’immaginario di governi, aziende e investitori in tutto il mondo.
I numeri parlano chiaro: l’iniziativa americana “Stargate” mira a investire 500 miliardi di dollari per costruire i più grandi data center AI mai visti, mentre Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno annunciato l’acquisto massivo di chip AI avanzati.
In Europa, durante l’“AI Action Summit” di inizio anno, pubblico e privato si sono impegnati per oltre 300 miliardi di euro in investimenti AI.

Tanta spesa, pochi risultati?
Eppure, nonostante queste cifre colossali, una recente indagine McKinsey ha rivelato che oltre l’80% delle imprese a livello globale non ha ancora registrato benefici concreti sui profitti grazie all’AI.
«L’AI non è una tecnologia plug-and-play. Per generare valore reale – spiega Christian Klein, CEO di SAP SE – deve essere integrata a fondo nei processi aziendali. E questo richiede una trasformazione digitale completa».
Addio ai sistemi legacy, benvenuto cloud
Uno dei principali ostacoli alla piena adozione dell’AI è l’utilizzo diffuso di software legacy on-premise: sistemi datati, frammentati e difficili da aggiornare. «Le aziende non possono aspettarsi che l’AI funzioni efficacemente se i dati sono sparsi in decine di sistemi scollegati tra loro», afferma Klein. «Il primo passo è il passaggio al cloud: solo così si crea un ambiente in cui l’AI può operare con agilità e precisione».
Le applicazioni cloud moderne non solo offrono aggiornamenti continui e centralizzati, ma sono anche progettate per comunicare tra loro, consentendo una gestione fluida delle informazioni in tutta l’azienda.
Il cuore della trasformazione? Dati organizzati e accessibili
Una volta migrati al cloud, le aziende possono adottare strumenti avanzati di gestione dei dati, capaci di strutturare, arricchire e organizzare le informazioni in tempo reale.
«Pensate alla gestione avanzata dei dati come a un archivio intelligente: niente più file persi, dati duplicati o informazioni obsolete», spiega Klein che precisa: «Tutto è contestualizzato, aggiornato e immediatamente utilizzabile». Questo livello di controllo e visibilità consente sia ai leader aziendali sia alle applicazioni AI di prendere decisioni informate, rapide e coerenti.
Il futuro è degli agenti AI
Il vero potenziale dell’AI si realizza solo quando questa diventa parte attiva dei processi aziendali. Grazie all’integrazione tra cloud, dati e AI, le aziende possono ora contare su agenti AI collaboratori digitali in grado di svolgere compiti complessi in autonomia.
«Gli agenti AI non si limitano a fornire suggerimenti: identificano errori, li risolvono e assicurano il raggiungimento degli obiettivi operativi. Stiamo parlando di una nuova era della produttività», spiega Klein.
Non solo tecnologia, ma strategia aziendale
La migrazione al cloud non è un semplice progetto IT: è il fondamento di un nuovo modello operativo. «Passare da sistemi legacy al cloud è il primo passo per passare da ‘buono’ a ‘ottimo’, è così che sblocchiamo l’enorme potenziale dell’AI e ripensiamo il modo in cui gestiamo le nostre imprese e le nostre economie», conclude Klein.
a cura di Stefano Belviolandi
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