L’AI nell’industria: dalla manutenzione alla creatività

L’AI sta evolvendo ben oltre l’analisi dei dati e le previsioni basate su pattern, diventando un vero e proprio motore creativo e progettuale. Lo spiega Mirko Gubian, Global Demand Senior Manager & Partner di Axiante.

Nel mondo industriale italiano, l’intelligenza artificiale è ancora sinonimo di manutenzione predittiva e ottimizzazione produttiva.

Ma questa visione è ormai riduttiva. L’AI sta evolvendo ben oltre l’analisi dei dati e le previsioni basate su pattern, diventando un vero e proprio motore creativo e progettuale.

La nuova generazione di intelligenza artificiale, la GenAI, apre infatti la strada a un approccio completamente diverso: non più solo migliorare ciò che esiste, ma creare da zero soluzioni, prodotti e design.

«L’AI oggi è un agevolatore creativo», spiega Mirko Gubian, Global Demand Senior Manager & Partner di Axiante, «capace di supportare il mondo industriale nella progettazione di oggetti, servizi e confezioni più innovativi ed efficienti».

Una trasformazione che accelera i cicli di sviluppo, amplia l’accesso alle competenze progettuali e diventa un vantaggio competitivo decisivo in un mercato sempre più volatile e complesso.

La rivoluzione del processo creativo

L’impatto dell’intelligenza artificiale nel design industriale è già evidente. Grazie alla capacità di generare idee e soluzioni tecniche, la GenAI sta riscrivendo le regole della progettazione tradizionale.

Tre sono gli ambiti principali in cui questa tecnologia sta facendo la differenza.

  • Definizione dei requisiti. L’AI può analizzare brief iniziali, feedback degli utenti, dati di mercato e analisi dei competitor per suggerire requisiti funzionali e non funzionali che spesso sfuggono all’analisi umana.
  • Generazione di concept. A partire da pochi parametri, è in grado di produrre centinaia di varianti progettuali, esplorare soluzioni non convenzionali e proporre combinazioni inedite.
  • Ottimizzazione. Infine, può valutare simultaneamente costi, sostenibilità, performance e stile, individuando le soluzioni più equilibrate. «Questo accelera il processo decisionale e garantisce risultati migliori», osserva Gubian.

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L’uomo resta al centro

Contrariamente ai timori più diffusi, l’intelligenza artificiale non sostituisce la creatività umana, ma la amplifica. «La potenza computazionale della tecnologia è guidata dall’uomo», spiega Gubian «che resta l’orchestratore del processo creativo».

Designer e ingegneri diventano così direttori d’orchestra, capaci di gestire, selezionare e perfezionare le proposte dell’AI, mantenendo il controllo sugli obiettivi creativi e riservandosi i tocchi finali che solo l’intuizione umana può dare.

Vantaggi concreti per le imprese

Il beneficio più evidente è la riduzione dei tempi di sviluppo: cicli progettuali che un tempo richiedevano mesi oggi si completano in poche settimane. Un’accelerazione che si traduce in time-to-market ridotto, risparmio di costi, maggior efficienza e incremento del fatturato.

Un altro effetto positivo è la democratizzazione delle competenze progettuali. La GenAI consente anche alle piccole e medie imprese di accedere a strumenti e capacità creative un tempo riservate alle grandi multinazionali, aprendo nuove possibilità di innovazione.

Progettare con l’AI per un futuro sostenibile

L’AI può diventare un alleato prezioso anche sul fronte della sostenibilità. Integrando fin dalle prime fasi vincoli ambientali e criteri ESG, le imprese possono ottimizzare l’uso dei materiali, ridurre gli sprechi e sviluppare soluzioni eco-compatibili.

Un contributo importante in vista dell’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che entro il 2028 obbligherà circa 50 mila aziende europee a rendicontare i propri impatti ambientali e sociali.

Non mancano le sfide. L’efficacia dell’AI dipende dalla qualità dei dati su cui viene addestrata. In settori altamente specializzati, dove i dati storici sono limitati o poco rappresentativi, questo può diventare un ostacolo. I dati sintetici possono aiutare, ma non sempre risolvono il problema.

C’è poi un aspetto più sottile ma fondamentale: l’intuizione umana. «Per quanto avanzata, l’AI non potrà mai replicare quella scintilla creativa che spesso è alla base della vera innovazione, soprattutto quella italiana», conclude Gubian.

Un nuovo paradigma industriale

La combinazione tra competenza umana e intelligenza artificiale sta creando un nuovo paradigma industriale, in cui la tecnologia non è più solo uno strumento operativo, ma un partner creativo.

Un equilibrio delicato, ma ricco di potenzialità. L’AI, se guidata dall’uomo, può davvero trasformarsi da semplice motore di efficienza a catalizzatore di innovazione e sostenibilità, contribuendo a rendere l’industria italiana più competitiva, agile e visionaria.

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a cura di Stefano Belviolandi