Secondo il report “The State of Generative AI in 2025” di Palo Alto Networks, nel 2024 il traffico legato a queste applicazioni è cresciuto di oltre l’890%. Il boom della GenAI si accompagna a un aumento degli incidenti di sicurezza. Nel 2025, gli episodi di Data Loss Prevention collegati a GenAI sono più che raddoppiati, arrivando al 14% di tutti i casi di perdita di dati.
L’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) sta vivendo un’esplosione. Secondo il report “The State of Generative AI in 2025” di Palo Alto Networks, nel 2024 il traffico legato a queste applicazioni è cresciuto di oltre l’890%. Non più un esperimento per pochi pionieri, ma una vera e propria infrastruttura digitale.
«La GenAI è ormai una utility essenziale, come l’elettricità o Internet» afferma Umberto Pirovano, Senior Manager Technical Solutions di Palo Alto Networks. «La maturazione dei modelli e i ritorni tangibili in termini di produttività hanno accelerato l’adozione a tutti i livelli».
Italia, quasi metà della spesa AI è “generativa”
Il fenomeno riguarda anche il mercato italiano. Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il 43% della spesa in AI nel 2024 ha riguardato progetti che utilizzano GenAI pura o in combinazione con modelli tradizionali.
Settori come sanità, Oil & Gas, finanza e assicurazioni sono in prima linea. Automazione della documentazione clinica, supporto alle decisioni, ottimizzazione dei processi: l’Intelligenza Artificiale Generativa è già integrata nelle attività quotidiane.
Ma insieme alle opportunità crescono anche i rischi. «La pressione ad adottare rapidamente queste tecnologie – avverte Pirovano – porta molti dipendenti a usare app di terze parti non autorizzate, magari più intuitive, ma non controllate dall’azienda».

Sicurezza sotto pressione con il boom della GenAI
Il boom della GenAI si accompagna a un aumento allarmante degli incidenti di sicurezza. Nel 2025, gli episodi di Data Loss Prevention (DLP) collegati a GenAI sono più che raddoppiati, arrivando a rappresentare il 14% di tutti i casi di perdita di dati.
«In media, le aziende hanno rilevato 66 applicazioni GenAI in uso, il 10% delle quali classificate ad alto rischio» spiega Pirovano. «Questo fenomeno di Shadow AI rende più difficile per i team di sicurezza monitorare e prevenire fughe di dati sensibili».
Le nuove vulnerabilità dettate dal boom della GenAI
Le principali minacce riguardano:
- Mancanza di visibilità: difficile sapere quali strumenti di GenAI vengano realmente usati dai dipendenti.
- Esposizione dei dati: rischio di upload di informazioni riservate su piattaforme non sicure.
- Modelli manipolati: AI “jailbroken” che possono generare risposte pericolose o contenenti link dannosi.
- Ecosistemi complessi: plugin, copilot e agenti AI aumentano la superficie di attacco.
La GenAI come alleato o come fonte di problematiche di sicurezza?
Nonostante le criticità, l’intelligenza artificiale resta un potente strumento di difesa. «Grazie all’analisi predittiva, i sistemi AI possono intercettare frodi e minacce prima che producano danni, nel finance come in sanità» sottolinea Pirovano.
La parola d’ordine per le imprese è bilanciare velocità e protezione. «Serve un approccio proattivo, fatto di policy chiare, monitoraggio costante e formazione dei dipendenti» conclude Pirovano. «Solo così si può sfruttare appieno il potenziale della GenAI proteggendo le risorse più preziose: i dati».
a cura di Stefano Belviolandi

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