Insieme al presidente Bruno Bettelli. all’Assemblea per l’industria italiana del bene strumentale anche la vicepresidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti, Barbara Cimmino.

L’industria italiana del bene strumentale nell’anno 2024 ha visto calare tutti i principali indicatori economici, un risultato complessivo che esprime tutta la difficoltà che l’intero manifatturiero ha incontrato nel corso dell’anno. Archiviato quello che risulta quindi uno dei peggiori degli ultimi anni, il 2025 dovrebbe virare al bello pur restando ancora sottotono.
Sono le indicazioni principali che emergono dai dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, presentati all’annuale Assemblea della federazione lo scorso 22 luglio 2025, con accanto al presidente Federmacchine Bruno Bettelli la vicepresidente di Confindustria per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti, Barbara Cimmino.
Consuntivi del 2024
Durante il 2024, il fatturato di settore si è attestato a 52,5 miliardi di euro, pari al –7,4% rispetto al 2023. Il calo è stato determinato principalmente dalla riduzione delle consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico, penalizzate dal blocco dei consumi. Ma anche l’export ha accusato il colpo, sebbene limitando i danni. In particolare, le esportazioni sono calate del –4,2%, fermandosi a 36 miliardi.
Le consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico hanno invece registrato un arretramento molto più pesante, fermandosi a 16,4 miliardi, il –13,7% rispetto al 2023.
Il consumo domestico ha subìto un ridimensionamento ancora più importante, superando di poco i 26 miliardi di euro, il –14,3% rispetto al risultato precedente.
Anche le importazioni sono state fortemente penalizzate dal blocco della domanda interna, registrando un –15,2% pari a 9,8 miliardi di euro.
Ancora una volta, le imprese italiane del settore hanno dimostrato, di saper ben presidiare il mercato locale, come evidenziato dal dato import/consumo che si è attestato al 37,3%. Il rapporto export/fatturato è cresciuto, al 68,7%.
Previsioni per il 2025
Anzitutto, questo 2025 si può considerare “soltanto” anno di inversione di tendenza (dal “segno –“ del 2024 al “segno +” del 2025) e non proprio di rilancio, dati gli incrementi decisamente contenuti.
Infatti il fatturato crescerà del +1,6%, a 53,3 miliardi di euro. L’export, complice l’incertezza generalizzata del contesto internazionale, resterà sotanzialmente stazionario a 36,3 miliardi (+0,6%).
Il consumo, in crescita del +2%, si attesterà a 26,7 miliardi. Di questo debole incremento si avvantaggeranno principalmente i costruttori italiani che vedranno crescere le loro consegne sul mercato domestico, del +3,7%, a 17 miliardi. L’import resterà debole riducendosi ulteriormente a 9,7 miliardi (–1%).
Geografia delle vendite nel 2024
Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle vendite, nel 2024 la quota di fatturato realizzata in Italia si è attestata al 31,3%, con il 36,3% del totale destinato agli altri Paesi dell’Europa: l’area europea assorbe quindi il 68% del fatturato italiano di comparto.
Segue l’export nelle Americhe (16,6%) e in Asia (11,8%). Nel 2024, l’export italiano è calato in tutti i principali mercati a esclusione di Spagna e India.
Principali aree di destinazione sono risultati Stati Uniti (5 miliardi di euro, –0,1%); Germania (3,6 miliardi, –8,5%); Francia (2,5 miliardi, –5,2%); Cina (1,6 miliardi, –12,7%); Spagna (1,5 miliardi, +3%).
I rilievi del presidente
Bruno Bettelli, presidente Federmacchine, ha commentato: «Nonostante la discesa piuttosto ripida, il fatturato 2024 è comunque rimasto su livelli alti, anche in virtù dell’exploit degli anni precedenti. Il 2025 si prospetta con segno positivo grazie al leggero recupero dell’attività dei costruttori italiani sul mercato domestico e grazie alla sostanziale tenuta dell’export».
Il presidente ha così continuato: «La guerra commerciale sta creando notevoli problemi a tutti gli operatori del mondo manifatturiero. Per noi costruttori di machinery gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di esportazione. Un bel risultato che rischia di essere purtroppo ridimensionato dalla decisione di imporre dazi troppo elevati. E questo è il primo effetto anche se probabilmente non il peggiore. Infatti riteniamo che il presidente Donald Trump ci penserà bene prima di fissare aliquote troppo alte su prodotti di cui ha estremo bisogno, e i macchinari italiani sono tra questi poiché la produzione interna non è in grado di coprire le esigenze della domanda locale e poiché la nostra offerta è da sempre molto apprezzata».
Come ha ben riassunto Bettelli, «Ciò che preoccupa maggiormente è il clima di incertezza alimentato dai suoi continui annunci. Questa instabilità rischia di creare un vero e proprio blocco della domanda; alcuni imprenditori lo stanno già rilevando. Il rischio è che in attesa di conoscere il punto effettivo di caduta, tra continui annunci, rilanci e smentite, le imprese smettano di investire. Confidiamo quindi nella capacità di dialogo delle autorità di Bruxelles nel ricondurre Trump ad una negoziazione ragionevole ma dobbiamo sapere che non possiamo più prescindere da un piano alternativo nel caso in cui il dialogo non porti ai risultati sperati. Penso agli accordi di libero scambio, sul modello di quello tra UE e MerCoSur».
Il mondo delle imprese non sta certo a guardare: «Ed è per tale ragione che Federmacchine ha realizzato, insieme a Confindustria, la seconda edizione del Rapporto Ingenium https://www.techmec.it/presentato-il-rapporto-ingenium da cui emerge che vi sono 8 miliardi di export potenziale a disposizione delle imprese italiane. Da qui dobbiamo partire lavorando sul coinvolgimento di tutti gli attori del sistema Paese, dal Maeci a ICE, Sace e Simest, per poter essere sempre più efficaci nella penetrazione nei mercati di interesse, ma dobbiamo intensificare i nostri sforzi anche su, study tour e missioni. Dopo quella realizzata qualche mese fa, torneremo in Messico nel mese di ottobre 2025, sempre insieme a Confindustria per presentare il Rapporto Ingenium, consapevoli di quando il Paese possa essere interessante per l’industria italiana di comparto».
«Sul fronte interno – è la conclusione – il 2025 coincide con la chiusura dell’operatività dei provvedimenti 4.0 e 5.0 che hanno sostenuto la domanda interna di nuove tecnologie. Chiediamo quindi alle autorità di governo di ragionare da subito alla definizione di un piano di politica industriale che accompagni l’industria manifatturiera italiana dal 2026 in avanti».
L’assemblea ha coinciso con il rinnovo delle cariche associative, avvenuto durante la sessione privata nel tardo pomeriggio.
a cura di Redazione
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