Grazie all’esperienza nel fabbricare sensori in silicio, Fondazione Bruno Kessler ha vinto un bando per nuovi sistemi microelettromeccanici.

La FBK (Fondazione Bruno Kessler) ha vinto un bando da oltre 50 milioni di euro per realizzare una nuova generazione di sensori e sistemi microelettromeccanici, nell’ambito del nuovo importante progetto di comune interesse europeo o IPCEI (Important Project of Common European Interest) a sostegno della ricerca e dell’innovazione nel settore della ME (MicroElettronica) e delle tecnologie di comunicazione o CT (Communication Technology).
Un valore strategico per il futuro
La Fondazione Bruno Kessler è tra i 7 partner italiani selezionati dalla Commissione Europea, che ne ha riconosciuto il contributo a una catena del valore strategica per il futuro dell’Europa, insieme ai concreti effetti di ricaduta a beneficio dell’economia e della società.
Prosegue, così, il lavoro iniziato con il primo IPCEI ME che, grazie a un finanziamento di 14 milioni di euro, ha permesso alla Fondazione di investire in nuovi laboratori, macchinari e personale, rafforzando la sua già consolidata e trentennale tradizione nella fabbricazione di sensori in silicio.
Il potenziamento della Clean Room
Si deve al finanziamento IPCEI ME, il potenziamento di quella che oggi è considerata l’infrastruttura principale della Fondazione: la Clean Room, un laboratorio più pulito di una camera operatoria, dove vengono lavorate fette di silicio dalle quali i ricercatori ottengono rivelatori di radiazioni.
Nell’ambito del progetto IPCEI ME, i ricercatori FBK si sono, dedicati allo sviluppo della tecnologia cosiddetta “di integrazione 3D”: attraverso l’unione di un sensore con un chip di lettura o di due sensori, questa tecnologia permette di creare sistemi più efficienti, meno energivori, più compatti, come ad esempio i sensori di radiazioni luminose SiPM (Silicon PhotoMultipliers) utilizzati nei sistemi LiDAR (Light Detection And Ranging) per autovetture a guida assistita e autonoma.
La capacità di realizzare simili sistemi, richiesti sul mercato proprio in virtù delle loro caratteristiche, posiziona FBK tra le poche strutture in Europa in grado di costruire autonomamente e utilizzare queste tecnologie.
Il rilancio al prossimo futuro
Con questo secondo importante finanziamento IPCEI ME/CT, la Fondazione potrà ulteriormente ampliare le sue facilities, assumere venticinque nuovi ricercatori, arricchire la già ampia disponibilità di macchinari e sperimentare nuovi materiali (come il carburo di silicio e il germanio) per la creazione di sensori da destinare a diversi settori, tra cui le comunicazioni (5G e 6G), la guida autonoma, l’IA (Intelligenza Artificiale), l’informatica quantistica, la transizione verde delle imprese attive nella produzione, nella distribuzione e nell’uso di energia.
I ricercatori potranno proseguire il lavoro cominciato grazie ai primi finanziamenti, sviluppando e rafforzando ulteriormente la tecnologia di integrazione 3D, creando sistemi ancora più efficienti dal punto di vista energetico e di risparmio delle risorse: componenti per sistemi di comunicazione da utilizzare nello spazio; rivelatori per esperimenti di fisica delle alte energie in carburo di silicio, più performanti rispetto a quelli in silicio; componenti fotonici per applicazioni quantistiche.
Lorenza Ferrario, capo unità Micro Nano Facility e responsabile FBK del progetto IPCEI ME, ha dichiarato: «Disporre di un’infrastruttura come la Clean Room ha permesso alla Fondazione di distinguersi all’interno del panorama italiano, come istituto ibrido tra un centro di ricerca di base puro e un centro di applicazione e mini-fabbricazioni prototipali. I sensori prodotti nei laboratori della Fondazione, a tutti gli effetti open facilities a disposizione dei ricercatori di FBK e degli stakeholder esterni, sono oggi impiegati in esperimenti di fisica fondamentale, nell’acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, in sistemi di controllo di produzioni industriali, di guida autonoma, monitoraggio ambientale, diagnostica a raggi X o diagnostica PET; altri, ancora, si trovano in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale».
a cura di Redazione
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