30 robot collaborativi sincronizzati alla musica pop

Un progetto tecnico Universal Robots con la band OK Go: precisione, sicurezza e sincronizzazione in real time in un set spettacolare.

Nel mondo dell’automazione, si parla spesso di produttività, efficienza e affidabilità. Ma cosa succede quando 30 robot collaborativi vengono impiegati non per assemblare componenti, ma per realizzare un video musicale d’autore?

La tecnologia con la cultura pop

Il nuovo videoclip della band americana OK Go, girato per la promozione del singolo “Love”, è un caso studio unico nel suo genere: 30 robot collaborativi Universal Robots, controllati in tempo reale, sono stati sincronizzati perfettamente alla musica per dare vita a una coreografia di specchi in continuo movimento, girata interamente in piano sequenza.

«Avevamo bisogno di precisione assoluta – ha raccontato Miguel Espada, co-regista e responsabile tecnico del progetto – per ottenere effetti di riflessione infinita. Una differenza di pochi millimetri nella posizione degli specchi avrebbe rovinato l’intera illusione ottica».

Controllo in real time e sincronizzazione musicale

Il cuore del sistema è stato un’infrastruttura di controllo real-time sviluppata in Python, con 30 thread dedicati al controllo dei singoli robot, e un livello superiore realizzato in OpenFrameworks (C++) per l’orchestrazione delle animazioni in sincronia perfetta con i 78 bpm (beats-per-minute) della traccia musicale.

«Abbiamo riprogrammato il nostro sistema – ha spiegato ancora il regista – per sostituire la logica basata su frame rate con una logica musicale. Tutti i movimenti, da quelli dei robot a quelli della macchina da presa, dovevano rispettare la battuta della canzone».

Sicuri e facili da riprogrammare

Su un set affollato di tecnici, artisti e macchinari in movimento, la sicurezza era una priorità assoluta. I robot UR, progettati per operare a fianco delle persone in modo sicuro, hanno permesso un’interazione fluida con l’ambiente, grazie anche alla funzione “teach mode”, che ha consentito al team di programmare rapidamente le traiettorie manualmente, direttamente sul set.

«I robot venivano riposizionati tra un take e l’altro in pochi secondi», ha aggiunto Espada. «Il tempo di risposta era fondamentale, e i UR ci hanno permesso un grado di flessibilità impensabile con altre soluzioni».

Versatilità oltre la fabbrica

Il progetto dimostra come la robotica collaborativa possa uscire dal perimetro industriale e abilitare nuovi usi in ambito creativo, audiovisivo e scenografico, mantenendo gli stessi requisiti di precisione, affidabilità e sicurezza.

«È stato un processo di co-creazione – ha concluso il regista – tra reparti tecnici e artistici, dove ogni movimento veniva definito e testato sul campo. Il fatto che i robot collaborativi possano essere integrati in questi flussi di lavoro eterogenei è la vera rivoluzione».

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a cura di Redazione