È ora di far uscire i robot dalla loro gabbia

I cobot contribuiscono a soddisfare la sfida della produzione flessibile di piccola/media serie

I cobot contribuiscono a soddisfare la sfida della produzione flessibile di piccola/media serie

di Domenico Appendino
– presidente SIRI, consigliere Ucimu, vicepresidente Prima Industrie

L’industria manifatturiera si trova oggi ad affrontare crescenti pressioni relative ai costi del prodotto, all’esigenza di flessibilità dei sistemi di produzione e alla fluttuazione della richiesta. Quanto sopra impone la necessità di sistemi di assemblaggio con grande adattabilità, elevata precisione e assoluta affidabilità che sovente vanno al di là delle possibilità di un operatore umano. Per rispondere a queste esigenze i metodi di produzione devono essere ancora più flessibili e automatizzati. I robot industriali tradizionali continuano a evolversi con un’ampia gamma di carichi utili, prestazioni e soluzioni sistemistiche ma le opportunità emergenti della nuova automazione, soprattutto nelle PMI, richiedono soluzioni in ambienti semistrutturati dove la separazione tradizionale tra operatori umani e macchine possa essere superata. Per questo il mondo della robotica industriale sta vivendo una nuova, avventurosa sfida. Si tratta del “fare uscire i robot dalla loro gabbia” e metterli a lavorare fianco a fianco con gli operatori umani in modo sicuro. Questi robot, chiamati “robot collaborativi” o più sinteticamente “cobot”, sono macchine progettate e realizzate con lo scopo di potere operare in completa sicurezza con un operaio nella stessa area di lavoro, senza necessità di protezioni, “la gabbia” come prima pittorescamente indicato. Così le operazioni più semplici e ripetitive sono appannaggio dei robot collaborativi, mentre quelle più complesse o che richiedono discrezionalità e/o sensibilità umana sono realizzate dagli uomini.  Si tratta di robot leggeri e flessibili che possono essere facilmente spostati e riprogrammati per affrontare nuovi compiti. Il vantaggio di queste macchine è quello di aprire al robot tutta una serie di operazioni che prima non consentite. I cobot stanno ulteriormente abbassando la barriera di automazione, consentendone l’uso in spazi prima considerati pericolosi o troppo difficoltosi per l’utilizzo di robot tradizionali e ogni giorno si scoprono nuove applicazioni. Con queste macchine infatti la vecchia regola “spannometrica” che il costo di un robot deve essere equivalente a due anni di stipendio di un lavoratore è ampiamente superata, perché oggi il costo di un robot collaborativo si avvicina a un quarto di questo valore. La sua produttività è più bassa di quella di un robot industriale tradizionale che, chiuso “in gabbia”, può raggiungere tempi ciclo cioè produttività decisamente più elevata non avendo alcun vincolo grazie al suo volume di lavoro circoscritto. I robot collaborativi però si possono inserire vicino ai tavoli di lavoro o linee preesistenti insieme agli operatori umani suddividendo il lavoro tra robot e uomo in funzione della sua complessità. I cobot contribuiscono a soddisfare la sfida della produzione flessibile di piccola/media serie colmando il divario tra montaggio manuale e linee di produzione automatizzate. Secondo l’International Federation of Robotics (IFR) la collaborazione uomo-robot sarà uno dei motori di crescita della robotica nei prossimi anni e da alcune altre analisi di mercato il comparto dei robot collaborativi avrebbe una aspettativa di crescita media annua (CAGR) del 60% tra il 2016 e il 2022, portando il valore di un mercato stimato nel 2015 in 110 milioni di dollari a un valore di 3,3 miliardi di dollari nel 2022

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a cura di Redazione