Industrial IoT, per Intel la sfida è dare valore ai dati

La vera sfida dell’IoT in ambito industriale ė dare valore ai dati. Lo afferma Carmine Stragapede, Direttore Vendite Data Center Group Intel Corporation

Oggi si parla moltissimo di Industrial IoT, anche per la sua centralità all’interno dell’Industria 4.0. Per capire cosa caratterizzi questa tecnologia e in che modo possa entrare nelle fabbriche italiano ospitiamo questo intervento di Carmine Stragapede, Direttore Vendite Data Center Group Intel Corporation

L’IoT (Internet of Things), ovvero l’Internet delle cose, è uno degli acronimi piú usati ed abusati nella comunicazione divulgativa tecnica, nell’industria di qualsivoglia mercato verticale e soprattutto nell’ecosistema ICT.
Alcuni si chiedono se tutta questa attenzione sul tema IoT sia realmente giustificata; i detrattori si trincerano dietro un limitato numero di implementazioni su larga scala, mentre altri pensano che l’IoT sia un’onda tecnologica che toccherá solo le aziende piú pronte ad innovare o, forse, a rischiare.
L’intento di questo contributo ė di provare a dare una definizione dell’IoT consistente con l’evoluzione tecnologica che stiamo vivendo, condividere alcuni elementi storici che suffragano le evoluzioni tecnologiche di un mondo iperconnesso e poi concludere con una precisazione che spesso passa sotto traccia sulla relazione tra automazione industriale ed IoT.

Quando parliamo di IoT intendiamo la possibilitá di rendere un oggetto intelligente e connesso alla rete internet.
In altre parole, una componente sistemica può essere dotata di sensori per misurare variabili utili al suo funzionamento, avere un’intelligenza a bordo capace di intervenire sul sistema o anche inviare alcune variabili al Data Center industriale/Cloud tramite una connessione Internet.
Possiamo quindi immaginare negli anni un mondo di entitá connesse e dotate di una propria intelligenza, capaci di intervenire localmente o di inviare dati in remoto. Tali dati vengono elaborati da servizi cloud basati su sofisticati modelli di analisi che, a loro volta, si avvarranno di grandi basi dati, le cui dimensioni saranno tali da costringerci a diventare familiari con gli Zetta byte (Zetta = 1021).

Che il mondo sarebbe diventato una rete di entitá intelligenti e tra loro connesse era giá stato previsto molti anni fa da uno dei piú grandi geni della storia, il serbo-americano Nikola Tesla, inventore della corrente alternata e padre di una visione wireless e ultra connessa del mondo. Un uomo, Tesla, di grande visione e capacitá di tradurre in applicazioni industriali le sue intuizioni scientifiche.
Siamo all’inizio del 1926, quando venne pubblicata un’intervista a Tesla che risulta oggi illuminante. Mentre la televisione aveva da poco mosso i suoi primi passi, Tesla già vedeva le comunciazioni mobili su scala planetaria e spiegava il suo mondo senza fili in questo modo: quando il wireless verrá applicato perfettamente tutta la terra sarà trasformata in un enorme cervello, ovvero quello che in realtà è. Tutte le cose sono infatti particelle di un sistema globale che saranno in grado di comunicare tra loro istantaneamente ed indipendentemente dalla distanza.

La previsione di Nikola Tesla, che in tempi remoti fu capace di idealizzare un mondo iperconnesso, ė oggi ulteriormente sostenuta dai dati di analisti come Gartner, che prevedono 50 miliardi di oggetti connessi entro il 2020. Inoltre, tutte le piú grandi aziende di tecnologia si stanno adoperando per dare una risposta organica e accelerare lo sviluppo di soluzioni.
È quindi lecito pensare che l’IoT non sará solo un’onda tecnologica che lambirá i piu innovatori, bensì il motore di una trasformazione globale che avrá un impatto probabilmente piú grande della rivoluzione industriale di fine 800 e anche della stessa Internet, con cui l’IoT condivide oggi le fondamenta.

Le previsioni fatte da osservatori attenti spesso si realizzano. Per avvalorare questo assunto e identificare un ulteriore segnale positivo sul futuro del mondo connesso, voglio ricordarvi cosa si diceva di Internet ai suoi albori. Infatti, anche nel caso della Rete, qualcuno aveva previsto con grande precisione come sarebbe cambiato il nostro modo di lavorare e di vivere. È interessante sapere che nel 1999 quattro attenti osservatori che rispondono ai nomi di Levine, Locke, Searls e Weinberger furono gli autori del famoso (per i culturi delle tecnologie della Rete) “The Cluetrain Manifesto”, un documento che enunciava alcune tesi su Internet e sulll’evoluzione che avrebbero avuto i mercati online; qualcosa che provo a riassumere in questo modo: grazie ad Internet, è cominciata a livello mondiale una conversazione vigorosa. Le persone stanno scoprendo e inventando nuovi modi di condividere le conoscenze con incredibile rapidità. Come diretta conseguenza, i mercati stanno diventando più intelligenti e più veloci della maggior parte delle aziende.
La previsione fatta su Internet fu quasi conservativa e tutto ci fa credere che sará lo stesso con l’Internet delle cose.

Dobbiamo solo essere capaci di leggere il sistema adeguatamente per renderci conto che tutte le piú grandi innovazioni hanno avuto bisogno del proprio tempo per diventare applicabili e diffondersi. Alcuni esempi? Provate a pensare che dalle prime trasmissioni radiofoniche certificate del 1902 sono passati ben 20 anni per arrivare alla formazione della prima rete radiofonica nel 1922, la BBC. Stessi tempi servirono per la diffuzione dell’illuminazione pubblica. Se ė vero che nel 1882 Edison attivò il primo sistema di distribuzione dell’energia al mondo, fornendo 110 volt in corrente continua (DC) a 59 utenti nella parte bassa di Manhattan, attorno al suo laboratorio di Pearl Street, per vederne la diffusione si dovrá aspettare la scoperta della corrente alternata da parte del grande Nikola Tesla e i primi bandi pubblici, come quello del 1893 per l’illuminazione dell’Expo di Chicago. Per non parlare di un esempio ancora piu’ importante per il nostro quotidiano: la telefonia mobile. Dalla prima telefonata fatta da Martin Cooper nel 1973 con il primo vero telefono cellulare portatile abbiamo dovuto aspettare i primi anni novanta per vederne la sua diffusione.

Dovremo quindi aspettare qualche anno per vedere un impatto globale dell’IoT, i veicoli a guida autonoma o servizi di consegna capillare fatta con i droni, ma intanto le nostre lampadine domestiche sono connesse alla Rete, possiamo regolare la temperatura della nostra caldaia con uno smartphone, alcuni agricoltori usano reti di sensori per monitorare i paramentri del terreno e alcuni produttori di macchine utensili non vendono piú i loro centri di lavoro, ma li noleggiano, cambiando il loro modello di business: tutto questo ė IoT, ovvero l’Internet delle cose.

L’IoT ci accompagnerá nei prossimi decenni, cambierá l’intero mondo industriale e le nostre vite e questa visione risulta essere consistente con le previsioni di molti analisti, professionisti e aziende leader del settore.

Una precisazione ė però importante fare una volta per tutte: l’IoT in ambito manifatturiero non ė da confondersi con l’automazione Industriale.

Non dobbiamo confondere l’IoT con i processi di automazione basati su metodologie, standard e tecnologie consolidate e impiegate da anni nei processi produttivi e nelle macchine automatiche; l’IoT non ė un nuovo modo di fare automazione industriale. Non ha senso chiedere a una manifattura, che ha giá sviluppato una propria strategia di automazione, magari ancora presente nel proprio piano industriale, di cambiare tutto per implementare soluzioni IoT.
IoT in ambito industriale o anche Industry 4.0 significa dare valore ai dati andando a rendere disponibili a sistemi di analisi e di retroazione informazioni che giá circolano nella rete di automazione e che magari devono essere semplicemente catturati e indirizzati opportunamente per essere processati. Il dato diventerá nel tempo l’asset piú importante, le fabbriche saranno gestite sulla base della loro storia informativa e sempre piú prodotti verranno posizionati sul mercato con logiche distanti da quelle attuali. Nel tempo parleremo solo di produzioni guidate dai dati.

I dati sono il nuovo oro, spesso giá disponibile nei nostri sistemi di automazione che genera e movimenta grandi quantitá di informazioni, dati che nascono e spesso si disperdono nei flussi di automazione senza essere utilizzati per altri scopi. Oggi dobbiamo attrezzarci, come moderni cercatori, per trovare il nuovo oro, raffinarlo e soprattutto farlo diventare una nuova fonte di business. Una volta per tutte, la vera sfida dell’IoT in ambito industriale ė dare valore ai dati.

L’IoT cambierá tutto, prodotti, processi e modelli di business e non penso sará possibile evitare questa trasformazione per continuare ad esistere sui mercati globali. Molte aziende sono oggi chiamate ad intraprendere una nuova strada per l’innovazione, una strada che dovrá essere percorsa in compagnia di chi sará capace di aiutarle ad integrare tutte quelle tecnologie che stanno rendendo possibile una nuova, e forse piú profonda, rivoluzione industriale.

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a cura di Maria Bonaria Mereu